Il nuovo codice sulla crisi d’impresa: le figure di controllo

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La crisi d’impresa è una situazione molto particolare in cui ogni tipo di business può trovarsi nel corso della vita imprenditoriale.

Negli ultimi mesi questa espressione tabù è stata sulla bocca di tutti, a causa delle ultime novità presentate dal governo: il nuovo Codice della Crisi d’impresa e insolvenza, pubblicato in Gazzetta ufficiale il 14 febbraio scorso, le cui modifiche entreranno in vigore in due date diverse.

Sono molte infatti le novità contenute in questo testo, il cui intento è proprio quello di aiutare le imprese nel caso di insolvenza. Lo stato di crisi aziendale potrebbe infatti, in alcuni casi, essere evitato tramite l’introduzione di alcune figure e azioni di tutela, che spesso hanno permesso il salvataggio di imprese che le avevano introdotte.

Il nuovo codice impresa contiene quindi una serie di disposizioni che riguardano, oltre alla definizione di crisi d’impresa, l’obbligo revisione legale e l’obbligo di controllo degli indici come principali misure per contrastare il trend negativo.

Si tratta quindi di una situazione che può riguardarti da vicino, in ogni caso, è sempre bene restare aggiornati sulle novità di settore, specialmente quelle legislative.

Il nuovo codice sulla crisi d’impresa: le figure di controllo e le procedure da seguire per le aziende

Il consiglio dei ministri è giunto a questa importante decisione il 10 gennaio, approvando due giorni dopo il decreto legislativo che si occupa di stabilire delle rigorose procedure di allerta da seguire.

Prima di capire quali sono le misure introdotte per salvaguardare le aziende, è bene decodificare la definizione di crisi d’impresa che il decreto stesso spiega.

La definizione di crisi d’impresa

Definiamo quindi la crisi d’impresa come una situazione di potenziale insolvenza, ossia incapacità di far fronte alle proprie obbligazioni. Si tratta quindi della mancanza delle situazioni di equilibrio economico-finanziario.

Sulla base di questo concetto, nel corso degli anni si sono succedute una serie di misure legislative volte ad attivare determinati strumenti. Un esempio sono le leggi del 1942, che disciplinavano il fallimento, e il regolamento europeo del 2005.

Dal punto di vista aziendale, invece, la crisi d’impresa ha delle definizioni diverse. Senza scendere nel dettaglio, basti sapere che essa può variare anche in base alla sua causa e alla struttura aziendale.

Il nuovo Codice della crisi d’impresa e le modifiche del Decreto Crescita

Ne abbiamo già parlato la scorsa volta, quando abbiamo discusso sul nuovo obbligo di revisione legale per le Srl. Il decreto avrà due differenti tempi di entrata in vigore: le misure relative agli istituti per la regolazione delle crisi entreranno in vigore a partire dal 15 agosto 2020. Quelle invece che forniscono un aiuto concreto e immediato per la gestione saranno attive già tra 9 mesi. Ma l’entrata in vigore del Decreto Sblocca Cantieri dello scorso giugno apporta delle ulteriori modifiche riguardo le soglie per l’obbligo di nomina degli organi di controllo.

Se prima l’obbligo di introduzione del revisore legale per le Srl sussisteva quando fossero presenti anche solo una di queste condizioni:

  • Totale all’attivo dello stato patrimoniale superiore a 2 milioni di euro;
  • Totale dei ricavi delle vendite superiore a 2 milioni di euro;
  • Avere 10 dipendenti all’attivo in media durante il periodo preso in considerazione

Ora si abbassano le possibilità delle srl di nominare il revisore poiché i requisiti richiesti sono diventati i seguenti:

  • Totale dell’attivo dello stato patrimoniale pari a 4 milioni di euro;
  • Totale dei ricavi delle vendite e delle prestazioni pari a 4 milioni di euro;
  • Avere dipendenti occupati in media durante l’esercizio pari a 20 unità.

A detta dei relatori queste modifiche nascono per venire incontro alle esigenze di tutte quelle piccole e medie imprese, evitando l’obbligo di nomina e la conseguente spesa economica che questa procedura comporta.

Resta però invariato il principio per cui l’obbligo di nomina dell’organo di controllo o del revisore cessa quando, per tre esercizi consecutivi, non è superato alcuno dei predetti limiti.

L’intero codice è composto da ben 391 articoli, che approfondiscono molto dettagliatamente tanto la definizione quanto le sue le applicazioni concrete: in particolare, non si parlerà più di fallimento impresa quanto piuttosto di liquidazione giudiziale, sulla scia di quanto già fatto in Francia e in Spagna. Il termine dovrebbe superare l’accezione dispregiativa del termine fallimento e quindi dell’imprenditore “fallito”.

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Le misure

Abbiamo quindi acquisito familiarità con le definizioni di crisi d’impresa. Ma, a parte le terminologie, cosa disciplina il nuovo codice d’impresa?

Abbiamo detto che si tratta essenzialmente dell’introduzione di figure il cui ruolo è supervisionare l’andamento aziendale e identificare prontamente le situazioni di crisi.

Nella pratica, questo si traduce essenzialmente nell’obbligo di controllo degli indici.

Diversi tipi di aziende, come le S.p.A., erano già sottoposte all’obbligo. La novità riguarda invece le Srl, che storicamente sono sempre state svincolate. L’introduzione dell’obbligo di revisione legale anche per le società a responsabilità limitata dovrebbe prevenire e scongiurare le situazioni di rischio insolvenza, ma con le nuove modifiche introdotte dal recente decreto Sblocca Cantieri il numero delle società soggetta alle normative è sensibilmente ridotto.

Quello che si attiva è quindi la procedura di ricomposizione della crisi d’impresa:

  • Il revisore legale vigila sull’andamento aziendale
  • Nel momento in cui identifica una potenziale situazione di crisi, segnala all’amministrazione interna
  • Se questa non attua nessun provvedimento entro 60 giorni, il revisore fa una segnalazione esterna all’OCRI. Questo è l’organismo di composizione della crisi d’impresa, e ne esiste uno per ogni tipo di attività. I suoi membri possono essere anche consulenti esterni dell’azienda stessa, ma devono essere iscritti a un albo.

Gli indici

Il revisore legale, per poter svolgere con efficacia il suo lavoro, ha bisogno di indicatori che fungano da metro di giudizio per la potenziale situazione di crisi e quella di insolvenza. Questi dovrebbero, secondo il decreto, essere elaborati dal Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili, e aggiornati con cadenza triennale.

Gli indici devono essere ovviamente sviluppati in funzione del settore lavorativo di riferimento: per questo, la loro elaborazione richiederà probabilmente un po’ di tempo. Inoltre, anche la situazione economica è in costante mutamento: per questo, gli indici devono essere aggiornati al più tardi ogni tre anni.

L’obiettivo, come è ben chiaro, è la tutela della continuità aziendale, ottenibile soltanto attraverso l’istituzione di un sistema di controllo interno, in grado di scongiurare la crisi d’impresa.

Abbiamo detto che gli indici non sono contenuti nel decreto, ma dovranno essere elaborati invece da un organismo esterno. In realtà, però, degli indici esistevano già, ed erano quelli contenuti nella legge 155 del 2017. Questi tuttavia non sono stati considerati adeguati al nuovo codice d’impresa, poiché non fornivano un quadro chiaro sulle condizioni di possibile insolvenza dell’azienda.

La nuova legge affida quindi al CNDCEC il compito di elaborare gli indici per ogni attività economica secondo le classificazioni ISTAT. Il problema sta però nella relatività: per quanto gli indici elaborati possano essere corretti, c’è bisogno di una figura (umana) che effettui un controllo generale, in grado di avere la visione d’insieme.

Quali strumenti utilizzare?

Gli indici e il revisore non possono certo far tutto da soli. Devono basarsi su altri strumenti, che opportunamente elaborati possono addirittura salvare la tua azienda.

Uno di questi è sicuramente il bilancio. Elaborato su base mensile, trimestrale o anche annuale, il bilancio può essere un validissimo aiuto per tenere costantemente sotto controllo l’andamento aziendale.

È ancora presto per elaborare giudizi sull’efficacia del decreto, ma di sicuro sembra un passo in avanti nella tutela delle imprese e degli imprenditori.

Inutile sottolineare che dotarsi di strumenti atti a tenere sotto controllo in autonomia gli indici della crisi d’impresa, aiuterà ad evitare di accorgersi troppo tardi di eventuali problemi che farebbero scattare le segnalazioni.

Uno strumento utile, oserei dire ormai indispensabile, per ogni imprenditore, è proprio il “Cruscotto aziendale” che sarà impostato con i parametri di settore e aziendali per poter fornire controllo e autonomia in tempo reale.

È il momento di dotare la tua azienda delle strutture necessarie?

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